SS. Nome di Gesù ai Bassi

La voce della Chiesa

«Quando a una tragedia simile, le autorità aggiungono parole insensate, seppelliscono anche la dignità istituzionale».

Mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare Diocesi di Roma incaricato per la pastorale della carità

«Non c’è spazio oggi per i qualunquismi: è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società. La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi. Il culmine simbolico è stata la dichiarazione resa dal ministro Piantedosi, un uomo delle istituzioni che ha prestato il proprio giuramento sulla Costituzione italiana – la stessa Costituzione che prima di ogni altra cosa riconosce e garantisce quei diritti inviolabili dell’uomo – il quale ha ribaltato la colpa sulle vittime».

Mons. Lorefice, Arcivescovo di Palermo

“Dinanzi alla nuova tragedia che si è consumata causando decine di vittime, donne uomini e bambini, non possiamo stare zitti. È l’ora di svegliare le coscienze. È l’ora della profezia. È l’ora della politica, di politiche alte e altre. Diciamo di no a certi decreti governativi che di fatto ci mettono nella condizione di registrare sempre queste sciagure in mare”.

Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei

“Questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero. Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe. L’orologio della storia non può essere portato indietro e segna l’ora di una presa di coscienza europea e internazionale. Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza”.

Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI

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